Ozono in oftalmologia – Che cos’è l’ozono?

23 June 2018

Ozono in Oftalmologia

Che cos’è l’ozono

L’Ozono (O3) è un gas altamente instabile che si forma nella stratosfera per l’azione delle radiazioni luminose sull’ossigeno biatomico (O2) che viene scisso e ricombinato nella nuova forma allotropica a 3 atomi di ossigeno (O3).
È un gas di colore bluastro, molto solubile in acqua, dal caratteristico odore pungente, agliaceo, simile a erba recisa. Per la sua potente azione ossidante, immunostimolante e favorente l’ossigenazione e la guarigione tissutale, oltre che antinfiammatoria, l’ozono viene impiegato da anni in medicina in forma gassosa, per via sottocutanea, intramuscolare, intrarticolare, endovenosa e rettale, nel trattamento di affezioni neurologiche, vascolari, reumatologiche, odontostomatologiche, dermatologiche e oftalmologiche. (Díaz et al., 2006, Bocci, 2002).
Negli ultimi anni si è diffuso l’uso di prodotti a base di derivati dell’ozono, ottenuti dalla reazione di ozonizzazione di oli vegetali (di oliva o di girasole) trattati con ozono gassoso in appositi miscelatori. La reazione genera derivati dell’ozono chiamati ozonidi o ozonuri o intermedi Criegee (Criegee, 1975) che sono stabili e possono essere impiegati per la preparazione di prodotti per uso topico come creme, saponi e soluzioni liquide con le stesse proprietà dell’ozono gassoso di più semplice impiego in medicina. Tali preparati sono infatti utilizzati in dermatologia nel trattamento coadiuvante di aree cutanee e mucosali con infezioni croniche anaerobiche ed erpetiche (Valacchi et al., 2005), di ferite, ulcere trofiche, ustioni e piaghe da decubito, cellulite, ascessi e acne; in ginecologia nel trattamento coadiuvante di ragadi anali e vulvovaginiti; in odontoiatria nelle gengiviti (Bocci, 2005), (Matsumoto et al., 2001).

Principali attività dell’ozono

Il meccanismo di azione alla base delle diverse attività attribuite all’ozono e agli ozonuri prevede che l’ozono e i suoi derivati, a contatto con cellule in rapida replicazione e tessuti biologici rilasciano composti ossigenati (O2, H2O2, perossidi, idroperossidi, aldeidi e chetoni) i quali a loro volta determinano: perossidazione lipidica e proteica per ossidazione diretta con azione antimicrobica (Sechi LA 2001, Bocci, 2005, Valacchi et al., 2005, Menendez et al., 2008, Zanardi et al., 2013); aumento dell’ossigenazione dei tessuti e del rilascio di fattori di crescita, in particolare PDGF e TGF-β, con conseguente azione stimolante la guarigione tissutale (Kim et al., 2008, Valacchi, 2011); aumento della sintesi e della attivazione di enzimi antiossidanti endogeni SOD, GPx e Catalasi con azione antiossidante indiretta (Zamora et al., 2007, 2008, Silveira et al., 2007); modulazione del fattore proinfiammatorio NF-kB con azione antinfiammatoria. (NFOZONO n.5 / 30 Set 1998)
Uno studio del 2008 ha valutato gli effetti terapeutici di un olio ozonizzato su un modello di ferita ulcerativa, generata su cavie da laboratorio, per valutare l’efficacia dei derivati dell’ozono nel ridurre i tempi di guarigione tissutale. Gli autori hanno esaminato l’effetto dell’applicazione topica di un olio ozonizzato (gruppo ozono), rispetto ad olio d’oliva puro (gruppo olio) e a nessun trattamento (gruppo di controllo). Il gruppo trattato con ozono mostrava una riduzione significativa delle dimensioni della ferita già dopo 5 giorni (p<0,01) rispetto al gruppo trattato con solo olio d’oliva e al gruppo senza trattamento.

Nel gruppo trattato con olio ozonizzato è stato anche rilevato, dopo 7 giorni, un significativo aumento di attività delle fibre di collagene e un maggior numero di fibroblasti, rispetto ai due altri gruppi. Inoltre è stata dimostrata upregulation dei fattori di crescita PDGF, TGF-β (Kim et al. 2008).
Numerosi studi hanno dimostrato l’elevata attività antimicrobica dell’ozono e degli oli ozonizzati nei confronti di numerosi ceppi batterici, tra i quali lo Staphylococus aureus e lo Pseudomonas aeruginosa (Menendez et al., 2008), di funghi come Trichophyton, Epidermophyton e Microsporum, di lieviti come Candida albicans e di protozoi come Giardia lamblia (Menéndez et al, 2002;. Neveen, 2006; Hernandez et al, 2009). In uno studio del 2001 sono state calcolate le MIC (mg/ml) relative alla sensibilità di diversi ceppi di microrganismi agli oli ozonizzati sottolineando l’ampio spettro d’azione e la assenza di resistenza in quanto l’ozono svolge la sua azione antimicrobica agendo con diversi meccanismi rispetto agli antibiotici che agiscono con un solo meccanismo d’azione (Sechi L.A. 2001).

L’ozono in ambito oftalmico

In ambito oftalmico il possibile impiego dell’ozono è oggetto di studio da anni, in diversi centri di oculistica nel modo, in particolare di Cuba dove è ampiamente utilizzato in forma gassosa, principalmente tramite la rinfusione di sangue trattato con ozono o la insufflazione rettale, nel trattamento coadiuvante di patologie oftalmiche come la retinite pigmentosa, le disfunzioni del nervo ottico (atrofia ottica), il glaucoma ad angolo aperto, la retinopatia diabetica e la miopia. Nell’ultimo decennio sono stati effettuati studi su patologie oftalmiche della superficie oculare di natura infettiva e traumatica. Tali studi hanno valutato gli effetti di alcune preparazioni a base di oli ozonizzati applicate per via topica, nel trattamento di infezioni congiuntivali batteriche e virali, di cheratiti, cheratocongiuntiviti e congiuntiviti emorragiche e di ulcere corneali, resistenti alla terapia oftalmica tradizionale. Anche in tali studi sono stati ottenuti risultati positivi, fin dai primi giorni di trattamento, in termini di risoluzione dell’infezione e di minor numero di giorni impiegati per la guarigione della lesione. Un studio del 2007, condotto su animali affetti da diverse patologie ulcerative croniche della superficie oculare come cheratite, cheratocongiuntivite erpetica, congiuntivite da Chlamidiophila felis, ulcera corneale (erpetica o traumatica) e trattati con un collirio a base di olio ozonizzato, ha dato risultati significativamente positivi in termini di riduzione dell’infiammazione e di riduzione dei tempi di cicatrizzazione, in confronto a trattamenti tradizionali (Vigna, 2007).

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